Molti pensano che fare testamento sia “una roba da ricchi”, tant’è che il 90% degli italiani si astiene dal farlo, così che nel nostro Paese nel 2018 le liti sulle successioni hanno superato le liti condominiali.
NON FARE TESTAMENTO È UN ESEMPIO DA NON SEGUIRE!
Il caso più eclatante è quello di Lucio Dalla, scomparso nel 2012, il quale non ha fatto alcun testamento, scatenando il caos sulla spartizione dei suoi beni. Dopo aver cercato invano per diversi mesi una qualche disposizione testamentaria, si è dovuto suddividere il patrimonio del cantautore secondo il codice civile, ripartendolo tra 5 cugini di quarto grado di parentela, unici eredi legittimi, a discapito di Marco Alemanno. Ed è stato proprio quest’ultimo compagno di Dalla da più di un decennio, nonché residente nella stessa casa da diversi anni, a pagarne il prezzo più alto. Infatti, in mancanza di una volontà testamentaria, Alemanno non ha avuto diritto ad alcuna parte dell’eredità, peraltro estremamente cospicua...
Confesso che se potessi fare una domanda a Lucio Dalla gli chiederei: “dato che potevi disporre liberamente del tuo patrimonio lasciandolo come e a chi volevi, la situazione venutasi a creare dopo la tua scomparsa è proprio quella che desideravi?”.
Personalmente credo che sarebbe rimasto molto deluso della sua NON scelta.
Tuttavia, anche quando si decide di fare testamento è opportuno essere consapevoli delle modalità e delle necessarie accortezze con cui redigere un testamento, onde evitare di far “incappare” i beneficiari prescelti in successivi lunghi contenziosi giudiziari.
Significativi al riguardo sono altri casi di personaggi noti, ma che potrebbero riguardare chiunque di noi!
Quando Oriana Fallaci il 21 agosto 2006 nella sua casa
di New York scriveva, di proprio pugno, un testamento di poche righe per designare quale erede il nipote Edoardo Perazzi, lasciando a “bocca asciutta” la sorella Paola e l’altro nipote Antonio (fratello di Edoardo), stava facendo una cosa pienamente legittima nel nostro ordinamento, il quale consente di assegnare il patrimonio a chi vogliamo se non abbiamo né coniuge, né figli.
Tuttavia, dopo la sua morte, avvenuta pochi giorni dopo la redazione del testamento, è sorto un contenzioso successorio e ci sono volute diverse perizie grafologiche e una valutazione medica accertante la capacità cognitiva (vale a dire di intendere e di volere) della scrittrice al momento della redazione del testamento per mettere la parola “fine” alla diatriba familiare.
E allora mi domando: se Oriana Fallaci avesse immaginato che dopo la sua morte sarebbe successo tutto questo, avrebbe redatto un testamento olografo (cioè scritto di pugno dal testatore)?
Ancora, il 21 marzo 2013, a seguito di una lunga e dolorosa malattia, veniva a mancare Pietro Mennea, sposato con Manuela e senza figli, ma con molti fratelli…
Nove giorni prima Mennea aveva depositato da un notaio di sua fiducia un testamento olografo, in cui aveva designato la moglie come unica erede. A seguito della morte del campione, i fratelli (che in assenza di testamento concorrono per legge con il coniuge all’eredità del defunto) hanno impugnato il testamento mettendone in discussione l’olografia, vale a dire che fosse stato scritto realmente da Mennea, piuttosto che da un’altra “manina”, dato che era gravemente malato ed era stato redatto in fine vita.
In queste situazioni la scelta del testamento olografo era davvero la più adeguata? Vero è che il TESTAMENTO PUBBLICO sarebbe stato il più idoneo per affrontare delicate situazioni come queste.
La consapevolezza ci aiuta a prendere le scelte giuste per tutelare i nostri cari.
Avv. Silvia Morelli
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